SIBARI (Cosenza)


Nessuna altra città della Magna Grecia è circondata da un alone di mistero quanto Sybaris. La sua storia, la sua fine, l'interesse che nel corso dei secoli ha destato nei cultori dell'antichità, hanno contribuito ad alimentare il mito della città.
Sybaris infatti assunse tanta ricchezza e opulenza che lo stesso aggettivo di sibarita è ancora oggi definizione di lusso sfrenato e mollezza di costumi.
Sybaris fu la più antica e famosa colonia peloponnesica della Magna Grecia, la sua fondazione avvenne secondo la leggenda, per opera di Is di Elice intorno al 720 a.C., più o meno nello stesso periodo della fondazione di Siracusa, epoca in cui coloni provenienti dalle varie regioni del Peloponneso, fondarono Crotone, Taranto e Metaponto.
La città, posta tra i fiumi Crati e Sibari, divenne la più popolosa d'Italia, raggiungendo (cifra straordinaria per quei tempi) i trecentomila abitanti; ciò avvenne, oltre che per le floride condizioni di vita, per la facilità con cui Sybaris concedeva la cittadinanza di forestieri.
La città godeva della fertilità del contado, coltivato a grano, vite e olivo, della ricchezza dei boschi della Sila e del Pollino, da cui otteneva legname abbondante e pece, dei doni del sottosuolo ricco di miniere d'argento.
Il territorio sibarita fu molto vasto: i suoi confini erano segnati a nord dalle montagne del Pollino, a sud dal fiume Traente (l'odierno Trionto), mentre a ovest estese la propria egemonia su molte città, per alcune se ne conosce l'esistenza solo attraverso le fonti, per altre la ricerca archeologica ha dato una ubicazione precisa.
La maggiore delle colonie di Sybaris fu sicuramente Poseidonia, la città del mare, posta nella piana del Sele, ai limiti nord della regione lucana, mentre ai confini dell'odierna Calabria con la Lucania venne fondata Laos.
Altre gemmazioni o ellenizzazioni di antichi villaggi indigeni furono Skidros (ubicata forse nella zona di belvedere Marittimo), Clampetia (l'odierna Amantea), Pandosia, situata secondo Strabone nell'alta valle del Crati, l'omerica Temesa, città mineraria alla foce del Savuto.
L'opulenza di Sybaris divenne ben presto motivo di discordia e invidia con la sua maggiore rivale, Kroton; alla tradizione che vuole i Sibariti ricchi e viziosi, si contrappone quella che vuole i Crotoniati forti e volitivi.
Nel 510 a.C. si ebbe la distruzione violenta della fiorente città per opera dei suoi rivali, distruzione avvenuta dopo settanta giorni di duro assedio.
I Crotoniati vollero far scomparire definitivamente la città e deviando il corso del fiume Crati la fecere sommergere dalle acque.
Nel 444 a.C. la città rinacque come colonia ateniese con il nome di Thurii ed ebbe un impianto urbanistico regolare secondo le norme di Ippodamo da Mileto.
Nel 194 a.C. i Romani stabilirono sul medesimo sito una colonia denominata Copia, ma entrambe le città non assunsero mai l'importanza dell'antica e opulenta Sybaris.


Per molti anni l'archeologia si è dedicata inutilmente alla ricerca dell'antica città sommersa. Nei primi decenni del secolo venne scavata l'area denominata Parco del Cavallo, ponendo alla luce i resti delle strutture urbane di Copia, con abitazioni private, un teatro, una piazza porticata, un edificio termale; al di sotto di tali costruzioni era possibile intravvedere i resti più antichi della città di Thurii.
La moderna archeologia, attraverso delle tecnologie d'avanguardia, è riuscita a rintracciare i resti di Sybaris sia nella zona del Parco del Cavallo che nelle aree denominate degli Stombi e Casa Bianca; ma le ache ancora presenti nel suottosuolo rendono difficili le operazioni di scavo che possono avvenire solo con l'ausilio di una serie di pompe che, costantemente in azione, aspirano l'acqua convogliandola al di fuori della zona archeologica.
Gli scavi nelle aree più antiche hanno riportato alla luce resti di gioielli, bronzetti, terracotte dipinte, frammenti di statue, testimonianze della raffinatezza dell'arte sibarita.
La storia, l'arte e la cultura della città potranno essere meglio comprese attraverso una visita al nuovo Museo della Sibaritide dove si possono ammirare interessanti reperti archeologici di un passato che va dalla protostoria sino all'età romana.