MOGLIANO VENETO (Treviso)
Mogliano Veneto sorge proprio sulla direttrice Mestre-Treviso nella
fascia di pianura compresa fra le propaggini prealpine ed il mare Adriatico che vicino alle coste si presenta con
numerose frange date dagli isolotti delle lagune.
La pianura veneta, nel tratto tra il Brenta e il Tagliamento, pur essendo la continuazione di quella Padana, risente
del benefico influsso del mare in relazione soprattutto al clima, poiché si riscontra un sensibile contenimento
delle escursioni termiche.
Altri elementi singolari sono la presenza di numerosi fiumi che nella bassa pianura hanno un andamento piuttosto
tranquillo per collegarsi poi direttamente al mare e da una fitta rete di canali che s'intersecano tra loro e favorivano,
in epoche passate, lo sviluppo del commercio tra il mare e la terraferma.
Tutto il territorio di Mogliano Veneto, situato nella parte sud della provincia di Treviso, si sviluppa in un ambiente,
ricco di acque in tutte le stagioni.
I suoi fiumi Zero e Dese, quest'ultimo raggiunge il mare con una notevole portata d'acqua nel corso terminale,
hanno origine all'altezza della linea delle risorgive. Questa zona è situata nella media pianura dove hanno
le sorgenti i fiumi formatisi, per la presenza di terre impermeabili, da affioramenti spontanei di acque che si
sono infiltrate tra i detriti e i materiali grossolani depositati dai corsi d'acqua nelle zone pedemontane, luogo
in cui diminuisce la pendenza e quindi la velocità; la fascia delle risorgive segna il limite tra l'alta
e la bassa pianura.
Il trasporto di materiale di questi fiumi è minimo e la portata più regolare rispetto a quella dei
fiumi alimentati dalle acque di fusione dei ghiacciai di origine alpina.
La rete idrica nel nostro territorio comprende anche diversi fossi (come il Pianton e la Fossa Storta), testimonianza
dell'attività dell'uomo per il controllo delle acque che per problemi di deflusso, a causa della scarsa
pendenza del terreno, formavano un tempo, ampie aree paludose e malsane.
Ora i fiumi si snodano tra abitati e coltivazioni, creando insieme alle rogge e ai canali note suggestive nelle
belle giornate di sole.
In un passato molto lontno la pianura veneta era ricoperta da una vasta distesa vegetale che, dopo indagini effettuate
sui fissili delle torbiere, si pensa costituita da diversi tipi di alberi quali la quercia, e dall'età del
bronzo, il faggio, il castagno, il tiglio, l'olmo.
La dominazione romana protesse con speciali leggi questo patrimonio di pascoli e boschi, in parte come un bene
pubblico, altrimenti come zona sacra e in altri casi per determinare i confini delle proprietà private.
Ma la caduta dell'impero romano determinò il degrado delle campagne, favorendone il ritorno allo stato selvatico,
fonomeno che si accentuò anche nel Medioevo, periodo in cui le foreste assunsero grande importanza per la
raccolta della legna, la caccia, la pesca.
Una rigida politica di difesa del patrimonio forestale fu attuata dalla Repubblica di Venezia che redasse un catasto
dei boschi, proprietà importantissima per le sue attività commerciali e navali.
In un ambiente così variegato e rigoglioso trovavano senz'altro il loro habitat alcune specie di animali
che avevano bisogno di spazi incontaminati quali il lupo, i cervi, i cinghiali, le volpi, ma poi la riduzione di
queste condizioni determinò la loro estinzione. Testimonianza della loro esistenza sono però i reperti
di ossa di animali, trovati durante i lavori di scavo, quelli di un cacciatore preistorico emersi durante lo sterramento
per la costruzione dei magazzini Coin a Mestre e i ritrovamenti di schegge e di un pugnale inpietra, recuperati
probabilmente in uno degli accampamenti provvisori dei cacciatori in località Olme, vicino a Mogliano.
Alcuni di questi reperti sono ora conservati nella raccolta archeologica dell'Istituto Astori.
Anche i toponimi Lugigliano-Lovara-Lova dimostrano la presenza del lupo nella campagna veneta.
Qua e là, vicino ai centri abitati, caratterizzati spesso da semplici costruzioni, si trovano ancora le
case contadine che fungono da magazzino per gli attrezzi agricoli, ma ora, ampie aree sono destinate ad insediamenti
industriali poiché la diffusione di piccole e medie imprese interessa buona parte della popolazione giovanile.
Il suo patrimonio artistico
Dalla metà del '500 i ricchi veneziani che incominciavano ad investire i loro capitali nelle aziende agricole
dell'entroterra, sentirono l'esigenza di essere presenti in loco per controllare l'attività dei coloni.
Fecero quindi costruire le loro residenze., spesso splendide e sfarzose ville che oltre a permettere momenti di
riposo erano anche il simbolo di una raggiunta posizione sociale, spinti dall'ambizione cercavano di accaparrarsi
i migliori architetti e pittori perché le loro opere emergessero dalle altre. Ognuna era un monumento particolare
perché perfettamente inserita nell'ambiente naturale circostante. Le ville più belle portavano i
nomi delle più note e nobili famiglie veneziane e furono costruite sulla famosa e antica strada "Il
Terraglio". Purtroppo molte di queste ville seguirono la decadenza economica dei loro proprietari, altre furono
distrutte dalle vicende belliche, altre trasformate in case coloniche. Solo alcune ancora presenti rievocano, pur
in un ambiente moderno e dinamico, la classicità e lo splendore antichi. Il patrimonio edilizio di un certo
interese comprende asili, scuole, strutture industriali e costruzioni religiose.
Chiesa di S.Maria Assunta
Nel centro di Mogliano sorge la chiesa parrocchiale. Nello stesso
luogo, prima del 1000 era stata costruita una pieve col fonte battesimale, dedicata anch'essa a S.Maria Assunta,
ma poi distrutta dagli ungari durante un'incursione. Circa un secolo dopo fu costruita una nuova chiesa che servì
il Monastero e la comunità di Mogliano, ma nel tempo fu oggetto di saccheggi e devastazioni.
Chiesa parrocchiale di Campocroce
Ha origini antichissime, fu una delle prime cappelle dipendenti
dall'Abbazia di Mogliano. Il Patrono fu, fin dai tempi antichi, S.Teonisto vescovo di Altino, morto martire mentre
tornava da una missione in Germania. La chiesa fu restaurata nel sec. 19° conservando ancora le caratteristiche
dell'epoca primitiva: un fregio gotico alla sommità delle pareti laterali, i resti di una finestra gotica
e di una pittura che rappresenta S.Cristoforo. Sull'altare maggiore in marmo, decorata da putti e ghirlande sovrasta
la splendida pala di Palma il Giovane raffigurante la Vergine in gloria e i Santi Teonisto, Tabra e Tabrata. Il
campanile adiacente alla chiesa fu ricostruito nel 1848.
Villa Condulmer
E' una grande villa a pianta rettangolare, caratterizzata, nella
facciata, da un portale con arco a volta unito a due finestre laterali. Tutto è sovrastato da un ampio balcone
di marmo con lo stemma della nobile famiglia. E' fiancheggiata da due barchesse ad un piano: oltre a quella a destra
accanto ad un cancello sormontato da un timpano ad arcate permette l'accesso al giardino posteriore, è situtata
una piccola cappella privata. L'interno della villa è costituito da saloni spaziosi ed eleganti, ornati
da stucchi di pregio. Il salone centrale è decorato da quattro grandi dipinti di Eugenio Moretti l'Arese
ed altre pitture minori. Il grande parco, opera dell'architetto bresciano Sebatoni, con alberi di varie specie,
laghetto, piccoli rilievi e rustici costituisce un insieme moto suggestivo. La villa fu fatta costruire dai Condulmer
nel 1743, passò poi ad altre famiglie e nobili della zona. Tra gli ospiti illustri di particolare menzione
sono G. Verdi, che vi soggiornò nel 1853 e Ronald Reagan nel 1987.
Mogliano vive su una lunga arteria che la divide e la unisce: il Terraglio.
Un'arteria che nel quotidiano, è diventata una via di scorrimento veloce, un passaggio obbligato per giungere
a Treviso, dimenticando, forse, il suo essere "bene culturale territoriale" e, come tale, degno di salvaguardia
e di rispetto.
Ai suoi fianchi le ville venete, mute eredi di un passato che deve essere riconosciuto nel suo ambiente naturale.
Da qui la necessità di proteggere e conservare uno scenario in cui Terraglio e ville sono protagonisti e
comparse legati da un comune destino.
Oggi questa nostra parte di storia è sofferente: traffico eccessivo, inquinamento atmosferico ed acustico,
progetti importanti che faticano a decollare.
Ben venga, quindi, questa manifestazione ormai tradizionale, soprattutto se vissuta nell'ottica del richiamo alla
tutela di una grande ricchezza storica.