ZAFFERANA ETNEA (Catania)
Adagiato sulle pendici dell'Etna, tra il verde del Parco a 600 mt. Sul livello del mare, è per questi ed
altri motivi, una delle mete privilegiate della villeggiatura estiva, quando si può meglio godere della
sua aria salubre e passeggiare per la graziosa piazza centrale, così ben inserita urbanisticamente da far
pensare alle classiche "agorà" della Grecia. La piazza,
intitolata ad Umberto I, conduce ad un prospettico belvedere che guarda sui giardini pubblici sottostanti, adorni
di palme frondose, roseti ed una originale fontana circolare nella quale le acque sembrano scaturire dalla pietra
lavica.
Il lontananza uno stupendo panorama che nelle giornate luminose spazia dalla costa della Calabria a quelle del
golfo di Siracusa.
Di fronte la piazza, inquadrato da una scalinta liberty a doppia rampa circondata da fiori e ornata da svettanti
statue, troviamo il Palazzo Municipale, opera di fine ottocento, all'interno del quale si possono ammirare due
grandi tele del pittore Giuseppe Sciuti, gloria locale che a Zafferana ebbe i natali.
Il dipinto più grande, posto nella sala consiliare, di soggetto allegorico, ha titolo "Il Benessere
e le Arti", l'altro raffigura l'eruzione dell'Etna del 1852, una delle più terribili, che minacciò
l'abitato e formò una cascata di lava in una zona diventata poi famosa, quella del Salto della Giumenta.
Scenografica ed imponente è la Chiesa Madre, ricostruita dopo
il terremoto del 1817 ed intitolata alla Madonna della Provvidenza, la cui solenne festa ricorre la seconda domenica
d'agosto di ogni anno.
La Chiesa, nello stile tipico del barocco siciliano, svetta coi suoi campanili gemelli e la facciata in pietra
bianca, a contrasto con la nera pietra lavica delle curvilinee scalinate.
Arricchita da una pregevole statua della Madonna sovrastante il portone centrale, conserva all'interno una pala
d'altare dello Sciuti, risalente al suo periodo giovanile, che raffigura "San Giuseppe col Bambino".
Degna di menzione è anche la Chiesa "Madonna delle Grazie", di recente restaurata.
Di grande suggestione e bellezza è il Parco Comunale che, con la sua ricca flora, le azzurre ortensie, le pregiate camelie screziate, gli imponenti alberi secolari, le profumate
magnolie, i vialetti sinuosi, il piccolo attraente belvedere, costituisce un bell'esempio di giardino romantico,
in cui si inserisce luminosa l'aristocratica palazzina.
Un tempo privata, questa villa si include nel novero delle testimonianze storiche di un passato in cui le dimore
di campagna assurgevano a dignità di palazzo vero e proprio così come è visibile dagli isolati
esempi che il tempo ha risparmiato, come Villa Manganelli, acquisita dall'Ente Parco dell'Etna, le Ville Gavini
e Tripi, felici esempi di connubio tra la casa signorile e la dimora patronale di campagna.
Passeggiando per il paese possono intravedersi, al di là d'alti cancelli, frutto dell'antica perizia artigiana,
graziosi giardini, nei quali la vita all'aperto era scandita, in estate dalle conversazioni sui "chiacchierii",
con ampi sedili in pietra, spesso di forma circolare, che fanno da corona ad un pozzo o ad una fioriera.
Svariate ed interessanti sono le attività turistico-culturali che si svolgono a Zafferana, tra questi, il
Premio Brancati, dedicato al celebre scrittore che qui amava soggiornare, così come in passato Verga, Capuana,
De Roberto. Istituito nel 1967, con l'intento di onorarne la memoria, grazie alla collaborazione con le maggiori
figure della nostra cultura, quali Alberto Moravia, Dacia Maraini, Pasolini, Ezra Pound, Leonardo Sciascia, riuscì
in quegli anni incandescenti a suscitare momenti di grande tensione intellettuale e differenziarsi da altri convegni
letterari vecchi e nuovi, creando un momento culturale che ha reso Zafferana famosa in Italia e al di là
dei nostri confini.
Anno dopo anno il Premio Brancati ha ospitato i più illustri nomi della letteratura contemporanea, da Vincenzo
Consolo a Lucio Piccolo, dalla Morante a Jorge Amado mantenendo costanti i suoi alti livelli.
Il "Polifemo d'Argento", rassegna estiva delle personalità siciliane che si sono distinte nei
più svariati campi delle attività sociali e culturali, scientifiche ed imprenditoriali è un
altro esempio di premio longevo che da oltre trent'anni si replica con successo.
Il Comune inoltre, in collaborazione con la Pro-Loco, organizza
una serie di spettacoli estivi che comprendono rassegne di film, recite teatrali, danza classica e moderna, che
si svolgono all'interno del Parco Comunale, in un vasto ed accogliente anfiteatro, appositamente creato per dare
spazio a manifestazioni estived ed a un sempre più vasto ed eterogeneo pubblico.
Il mese di ottobre poi è dedicato interamente all'Ottobrata-Festa d'Autunno, appuntaemento durante il quale,
tutte le domeniche, nei numerosi stands approntati nella piazza principale e negli spazi antistanti il Parco Comunale,
si possono trovare i tipici prodotti etnei, quali la frutta dell'Etna, il miele, le castagne, i funghi, il vino
nonché terracotte decorate ed altri manufatti.
I prodotti tipici
Nelle vigne si producono vini di qualità pregiata, molti dei quali con le caratteristiche del marchio DOC.
E' sufficiente una passeggiata per le strade del centro per rintracciare questi vini genuini, presso privati che
praticano la vendita al minuto.
Mele, pere, ciliegie, pesche, castagne, vengono messe in vendita direttamente dai produttori che le espongono davanti
alle soglie di casa. Qualità e gusto sono assicurati dalla terra dell'Etna e dalla coltivazione biologica
degli agricoltori della zona. Da maggio a novembre è possibile acquistare in loco funghi pregiati delle
valli.
Fiorentissima è poi a Zafferana l'apicultura, che ha reso questo paese uno dei maggiori produttori in campo
nazionale. Il visitatore può acquistare questo miele presso punti vendita specializzati o direttamente presso
i produttori privati, scegliendo fra le varie qualità, quali: zagara, arancio, millefiori, eucalyptus, castagno,
fico d'india, ed altri prodotti derivati, come la pappa reale, il polline, ecc.
Tipica la pasticceria che annovera fra le sue specialità più note gli sciatori al cioccolato e le
paste di mandorla. Ricca la gastronomia con piatti speciali a base di funghi. Ricetta antica e famosa quella del
coniglio alla cacciatora cucinato con capperi ed olive.
Zafferana e l'Etna
Zafferana è un paese che convive col vulcano attivo più
grande d'Europa; una storia di minaccia costante e d'amore, di distruzioni e di caparbia ricostruzione.
La lava che ha minacciato più volte di attaccare il paese è diventata nelle mani di maestri scalpellini
materia da plasmare e modellare: basole per le strade e i marciapiedi, lastre per le piazze e i muri di cinta,
sedili, panche, fontane e fioriere, elemento decorativo e ornamento ricercato.
Eppure l'ultima colata, quella del 1992 ha modificato per sempre il paesaggio di Val Calanna, alle porte di Zafferana.
Ma l'Etna non è solo questo. Il suo territorio è un luogo favoloso, ricco di paesaggi stupendi, oggi
protetti da un Parco, istituito nel 1987, che si pone fra i grandi parchi d'Italia e che ben merita una visita
da chiunque si trovi in Sicilia.
Il confine litologico dell'Etna misura oltre 250 Km, è dotato di quattro crateri sommitali ed è circondato
da 250 coni vulcanici avventizi e apparati eruttivi periferici.
Festa del fuoco
In una notte di mezza estate, il 15 di agosto, a Zafferana Etnea, si celebra una Festa del fuoco dedicata all'Etna
ed alla sua storia mitologica. L'iniziativa è promossa dall'Amministrazione Comunale, Assessorato al Turismo
e Associazione Pro-Loco.
Dalle ore 22.00 uno spettcolo-parata, "Il Dio del Fuoco", invaderà Via Roma quasi a simboleggiare
una imponente colata di lava. E' un progetto ideato e realizzato da Valerio Festi - reduce dall'inaugurazione del
Festival di Spoleto - conosciuto, insieme a Monica Maimone, che cura la regia dei loro "racconti per immagini
a cielo aperto", in molti paesi del mondo per la ricerca effettuata sulla "festa" e per la magia
delle sue creazioni.
Protagonista di questa "festa teatrale" è l'Etna nelle viscere del quale la mitologia ha collocato
l'officina di Vulcano e con lui i Ciclopi, Venere ed Apollo.
Lungo la via Roma i Ciclopi condurranno le loro macchine diaboliche, grandi sfere infuocate ed alcuni di essi avanzeranno
portando sulle spalle una raggiera che emette strisce luminose, possenti e terribili.
Venere, avvolta nei veli, apparirà condotta in volo da una grande sfera volante, luminosissima, sulla quale
è affrescata la nascita della più bella fra le dee. Ella è fuggita dall'antro di Vulcano,
suo sposo, ed Apollo ne spia la fuga, nascondendosi in una grande perla e danzando un canto di tradimento. Giunge
il Vento, chiamato da Apollo, anch'esso condotto da u na grande sfera splendente che ingaggia una battaglia con
Venere per ricondurla nella grotta di Vulcano.
Sarà proprio Vulcano, con grandi fulmini infuocati a sprofondare Venere nel suo antro, irato dalla sua fuga.
Il finale rappresenta la gioia della riconciliazione, la benevolenza e la fertilità del vulcano ed esplodono
fuochi di gioia che si disegnano nel buio della notte d'estate.