AGRIGENTO
La Valle dei Templi e Pirandello
Fondata tra il VII e VI
secolo a.C., Agrigento conserva uno dei più grandi tesori dell'architettura greca, sia per il numero delle
testimonianze che per lo stato di conservazione.
Intorno alla sua valle sono distribuiti i templi, testimoni dell'antico splendore che la città raggiunse
prima delle conquiste romane.
Notevoli per dimensione e fattura, tutti in stile dorico, sono il tempio della Concordia (430 a.C.), di Giunone
Lacinia (450 a.C.), di Ercole (520 a.C.), di Giove Olimpico, uno dei più grandi monumenti dell'antichità,
di Vulcano (430 a.C.), di Castore e Polluce (450 a.C.).
Nei pressi del giardino di Villa Aurea si può visitare un'importante sezione della necropoli paleocristiana
e bizantina.
Oltre le mura, verso il mare, sono visibili la Tomba di Nerone (II sec. a.C.) e il tempio di Esculapio (400 a.C.).
Più in alto, in direzione della città moderna, si trovano, nei pressi dell'Oratorio di Falaride,
il museo Regionale Archeologico e il quartiere ellenistico-romano.
In direzione nort-est da segnalare il tempio di Demetra (V sec. a.C.), nei pressi del quale è stato rinvenuto
l'Efebo, pregevole statua in marmo del V secolo a.C., oggi esposto nel Museo Regionale Archeologico.
La visita al Museo Regionale consente di arricchire la conoscenza delle testimonianze storiche lasciate nel corso
dei secoli dalla città di Akragas. Reperti di cultura autoctona, arte micenea, greca e romana aprono una
finestra sulla vita e i costumi nel corso delle varie colonizzazioni susseguitesi nella città antica.
Nella parte alta, iniziando da Porta di Ponte, ingresso naturale al Centro storico della città moderna,
si dipartono diversi vicoli e stradine, dalla struttura araba, che conducono alla scoperta di un vasto patrimonio
architettonico come il Convento Chiaramontano di Santo Spirito, costruito nel 1300.
Di grande interesse storico la Chiesa di S. Maria dei Greci, costruita nel XII secolo, eretta sul basamento ancora
oggi visibile, di un tempio greco dedicato ad Atena (VI sec. a.C.).
Il Duomo, dedicato a S. Gerlando, risale all'XI secolo. L'interno della Chiesa conserva l'impianto planimetrico
normanno, ma le strutture appartengono a rifacimenti vari effettuati nel corso dei secoli.
In località Caos, a pochi chilometri da Agrigento, sulla strada statale 115 in direzione Porto Empedocle
è ubicata la casa in cui visse Luigi Pirandello, scrittore e drammaturgo, Premio Nobel per la letteratura,
oggi adibita a museo. A pochi passi dalla casa, sotto il pino caro allo scrittore, sono murate le sue ceneri in
un blocco di tufo bianco sullo sfondo dell'azzurro mediterraneo.
Heraclea Minoa
Fin dai tempi più remoti la foce del Platani (un tempo Halycos),
porto naturale, ha visto sorgere nelle immediate vicinanze città di notevole importanza. Si ha testimonianza
dell'esistenza di Makara, probabilmente di origine sicana o fenicia, sulle cui rovine ad opera dei Cretesi intorno
al II millennio a.C. sorse l'antica Minoa.
La leggenda narra che questo nome fu messo per onorare la morte di Minosse, venuto in Sicilia per vendicarsi dell'affronto
fattogli dall'Architetto Dedalo. Sulle rovine di Minoa, verso la fine del VI secolo a.C., una colonia di Spartani,
guidata da Dorieo, della famiglia degli Eraclidi, fondò una nuova città che chiamò Heraclea,
in onore di Ercole. Quest'ultima fu più volte espugnata, distrutta e riscotruita ad opera dei Segestani,
dei Cartaginesi e dei Romani.
Sotto i Romani, Heraclea riuscì a conservare per un lungo periodo la propria magnificenza. In seguito alle
guerre servili (136-105 a.C.) e al malgoverno del pretore Verre, attraversò un periodo miserevole. La città
s'impoverì a tal punto di popolazione, da rendersi necessaria una ripopolazione ordinata dal Senato Romano
e portata avanti dal Console P. Rupilio. Nell'anno 105 a.C. Heraclea fu teatro delle operazioni militari del console
Licinio Nerva, giunto da Lilibeo per domare la rivolta servile, che aveva una propria roccaforte sul Kaprianus
(odierno Montesara).
Intorno all'anno 70 a.C. la città fu visitata da Marco Tullio Cicerone, nella veste di Senatore in cerca
di elementi d'accusa contro Verre, che doveva rispondere al Senato di corruzione e rapacità, misfatti commessi
nel periodo in cui fu Pretore in Sicilia.
Le mura appartengono a quattro periodi diversi. Le più antiche risalgono al 320-313 a.C. Si notano case
del I secolo a.C., costruite con pietre e mattoni seccati al sole, sovrapposte ad abitazioni del III e II secolo
a.C.
Il teatro risale alla fine del IV secolo. Presenta una cavea semicircolare divisa in nove settori. Sulla collina
sovrastante il teatro si sono individuati le vestigia di un santuario ellenistico.
L'Antiquarum è ricco di interessantissimi reperti. Ultimamante sono stati effettuati degli scavi che hanno
portato alla luce una necropoli del V secolo a.C.
Racalmuto
Il nome dato alla cittadina è di origine araba (Rohal-Maut =
Villaggio distrutto).
Il primo centro abitato sorgeva in località Castelluccio, zona diversa da quella attualmente occupata.
Nel 1300 i Racalmutesi, a causa di una pestilenza, dovettero abbandonare il vecchio abitato provvedendone alla
ricostruzione attorno al castello fatto erigere nel secolo XIV dalla famiglia dei Chiaramonte, alla quale il centro
appartenne per diversi secoli.
Successivamente passò ai Carretto e ai Requinsez, principi di Pantelleria. L'attuale abitato è dominato
dall'alto castello fortilizio di tipo svevo. In esso si conserva un sarcofago romano del IV scolo d.C. con la raffigurazione
del Ratto di Proserpina. Nei dintorni, sul monte Castelluccio, vi sono i resti di un altro castello chiaramontano
del XIV secolo.
Racalmuto ha dato i natali al pittore Pietro D'Asaro, noto anche come "Monocolo" (1591-1647) ed al grande
scrittore Leonardo Sciascia (1921-1984) che non allontanò mai il suo rapporto con i luoghi di origine. Alternò
infatti la sua vita fuori dalla Sicilia con lunghe pause di riposo in contrada Noce a pochi chilometri dal paese,
dove ritrovava nuovi motivi alla sua ispirazione letteraria.
Sant'Angelo Muxaro
Il paese è situato
su di una collina gessosa, che domina da sinistra il medio corso del fiume Platani. S.Angelo Muxaro è uno
dei centri pre e protostorici più importanti della Sicilia. Il territorio attraverso la presenza del fiume
ha rappresentato da sempre una via di avvicinamento e conosceza per chi dalla costa andava alla scoperta delle
zone interne. Nell'antichità questo corso d'acqua era chiamato "Halikos" cioè saltao, e
rappresentava proprio la "via del sale" che ha permesso alle civiltà presenti nel Mediterraneo
e in particolare modo a genti egee (minoico micenee), di intrattenere rapporti e lasciare delle bellissime tracce
storiche mitologiche conosciuti a contatto con la popolazione locale, gli orgogliosi Sicani, che abitavano le zone
interne montuose.
Il territorio, contrassegnato da basse colline e specialmente quella su cui sorge la cittadina, dà al tranquillo
paesaggio un'atmosfera agreste, riportando alla mente proprio quei tempi in cui la Sicilia viveva la sua prima
giovinezza ed era centro per importanti scambi commerciali e culturali con tutto il Mediterraneo.
Salendo per i gradini della scala intagliata nella roccia che fiancheggia la collina, si scorgono il paesaggio
intorno e le vestigia pre-greche delle tombe, scavate nel luogo da mani antiche.
Sono dei Tholos che raramente è dato potere osservare in territori diversi da quelli egei. Gli importanti
ritrovamenti archeologici di questa zona, i suoi tesori sono sparsi un po' dovunque nei musei di Agrigento, Palermo
e Siracusa.
Nel museo di Londra, è custodita una pesante tazza aurea con raffigurazioni zoomorfe di tori, ricavate al
balzo. Alla fine di questa salita, in alto proprio al centro del paese, è possibile ammirare da u na terrazza
belvedere, il paesaggio sottostante, caratterizzato dal fiume che corre verso la sua foce.
Testimonianze della passata dominazione araba si hanno sia da una fortezza vicina chiamata "Mosciaro"
che dallo stemma del paese che raffigura il volto di un moro con la mezza luna, forse l'unico del genere in tutta
la provincia.
Il territorio ricco di cavità naturali scavate dalle acque è di grande importanza speleologica. E'
possibile gustare le genuine specialità locali in strutture attrezzate in mezzo alla natura.